Euroansa Storie – Dal retail alla mediazione creditizia: l’evoluzione di Simone Zampetti
Sono Simone Zampetti, sono entrato in Euroansa nella seconda metà del 2016 e oggi sono a capo di un piccolo gruppo di colleghi (e amici) nell’ufficio di Roma, in Corso Trieste.
Ero completamente estraneo a questo mondo. Mi occupavo di retail, quindi della vendita di articoli sportivi nei negozi, girando un po’ tutta l’Italia. Una sera, durante una cena, conobbi uno dei principali e più storici collaboratori di Euroansa, soprattutto fuori dalla Toscana, che tuttora lavora in società.
Durante quella cena, chiacchierando, mi spiegò cosa facesse esattamente. Essendo naturalmente curioso, in una giornata di riposo dal mio lavoro, decisi di accompagnarlo per capire meglio di cosa si occupasse e come riuscisse a farlo con tanto entusiasmo.
Mi bastò una giornata per far scattare la scintilla, grazie alle vibrazioni che ho subito percepito in quel tipo di lavoro, nonostante avessi visto poco. Il giorno dopo, presentai le dimissioni e mi immersi completamente nel mondo allora sconosciuto della mediazione creditizia, lasciando un contratto a tempo indeterminato, che per un ragazzo di 25 anni potrebbe sembrare una follia. Mi sono lanciato in un oceano sconosciuto e dalla profondità ignota.
È iniziato allora un percorso che nel tempo mi ha portato a fare delle scelte e a crescere, perché sono sempre stato ambizioso. Un paio di anni fa, mi sono spostato dalla situazione precedente e ho aperto il mio ufficio in Corso Trieste, dove ho tre collaboratori. Siamo un gruppo molto piccolo ma siamo una famiglia e ci diamo forza a vicenda. Questo è uno degli aspetti che mi ha fatto innamorare di Euroansa fin dai primi periodi.
L’umanità delle persone è stata fondamentale. L’ho letta negli occhi dei quattro soci, di Elisa, di Dalida e di tutti coloro che ho incontrato all’inizio. Venivo da una grandissima azienda di retail a livello mondiale, dove ero considerato solo un numero.
Entrando in Euroansa ho capito il concetto che Mario, Ansano, Olivia e Luca descrivono quando parlano della società: un rapporto diretto senza una gerarchia di Area Manager, una struttura familiare in cui le persone fanno davvero la differenza.
La vita mi ha insegnato che dobbiamo porci degli obiettivi e spingere al massimo per raggiungerli, nonostante tutti gli ostacoli. Quando mi viene chiesto dove mi vedrò in futuro, io non ho dubbi. Mi vedo con le persone che mi vogliono bene accanto, perché è fondamentale circondarsi di chi ci vuole bene, come dice spesso Ansano.
Noi vogliamo bene alle banche, quindi figuriamoci alle persone. Ma bisogna anche scegliere a chi affiancarsi. Quando mi sono staccato dal gruppo precedente e ho portato con me dei fedelissimi, l’ho fatto perché sentivo che erano persone che mi volevano veramente bene. Gli obiettivi e il futuro sono in gran parte decisi da noi, ma dobbiamo anche decidere con chi affrontarli.
Ho sempre detto che nella vita non si può fare sia l’allenatore che il numero nove: io vorrei essere un buon numero nove che aiuta i giovani a crescere, trasformando altri numeri nove in bomber.