Euroansa Storie – Il percorso dei campioni, nello sport come nelle Imprese

A casa mia ha vissuto per tanti anni un ciclista chiamato Rolf Sørensen. Mio padre è medico di tantissimi ciclisti importanti che hanno vinto il Giro di Francia, Olimpiadi, Campionati del Mondo, Giri d’Italia e quando Sørensen cominciò a correre in Italia iniziò a farlo per una piccola squadra. Quell’anno lo fecero partecipare al Giro d’Italia.

Io andai a vedere una tappa sul Terminillo, a metà della quale c’è una salita abbastanza lunga. Passò il primo gruppo, passò il secondo gruppo, passò anche il terzo gruppo. Dopo otto minuti scoprii che il penultimo era Sørensen, distrutto dalla fatica. Mi ricordo che mi passò vicino e gli diedi anche una spinta, tanto ormai non c’era più nessuno che controllava.

La sera andai a trovarlo in albergo. Ero anche un po’ in imbarazzo perché non sapevo cosa mi avrebbe detto, probabilmente era giù di morale. Invece lo trovai abbastanza bene. “Guarda, Ansano”, mi disse, “quando sono passato davanti a te i primi li vedevo”. In che senso “i primi li vedevo”, considerando che era passato dieci minuti dopo?

Lui i primi li vedeva perché era un campione, nella misura in cui pur essendo arrivato quasi ultimo in quella tappa lì, lui sapeva quali fossero le sue possibilità, dove volesse arrivare, cosa volesse fare e dove volesse andare. Tant’è che poi mi ricordo che vinse la penultima tappa di quel Giro d’Italia, poi vinse il Giro delle Fiandre, fu maglia gialla al Tour de France, vinse una Liegi-Bastogne-Liegi.

Insomma, fece una carriera incredibile, ma lui sapeva già di essere un campione, perché nella testa aveva una grandissima cognizione di sé stesso ma anche la consapevolezza che un episodio non era determinante tanto quanto l’intero percorso.

L’idea del percorso che avrebbe voluto fare mi è rimasta molto impressa negli anni ed è una caratteristica tipica dei campioni.

Io ho fatto tanti anni di sport, ho corso tanto in bicicletta ma soprattutto ho fatto tante gare di sci, volevo diventare un campione, ho avuto le mie chance ma non ce l’ho fatta. Ma del resto nella vita non si può avere tutto.

Però fare sport mi ha insegnato tanto e mi ha aiutato molto nell’ambito del lavoro, a partire proprio dall’idea del percorso suddetto. Per esempio si è concluso un percorso di assegnazione di stock grant di riacquisto di azioni da parte di Euroansa, un capitolo in cui tanti collaboratori della nostra azienda hanno realizzato un percorso importante, montando su un treno in corsa. È una metafora che mi piace. Euroansa è partita come un treno merci, diventando pian piano un bellissimo treno. Oggi si viaggia in prima classe.

Ciò che voglio dire è che in Euroansa il meglio deve ancora venire, il bello è appena cominciato. Con la voglia di fare la differenza già da oggi, Euroansa si merita la possibilità di far parte di un mondo di aziende che vogliono contare. Ed è proprio in un momento come questo che tutti devono sforzarsi per farla contare ancora di più.

È necessario capitalizzare il proprio valore, ossia il valore dei numeri e quello delle persone che ci sono all’interno dell’azienda, nei confronti di tutti gli stakeholder. Anche le Banche stesse devono capire che Euroansa è un’azienda che può dare determinate garanzie che altre non possono ancora dare e per le quali la strada è in salita, dovendo esse ancora dimostrare di essere all’altezza della situazione.