Euroansa Storie – L’ Educazione Finanziaria secondo il sociologo Sergio Sorgi

Quando si parla di educazione finanziaria per prima cosa bisogna affrontare il problema lessicale che sta alla base: essa infatti non tratta in modo letterale né l’educazione, né la finanza.

Non si parla di “educazione”, nell’accezione nozionistica italiana, in quanto è più un’alfabetizzazione, vale a dire un percorso durante il quale qualcuno insegna qualcosa ad una collettività. Ciò tuttavia non è sufficiente, perché molti individui necessitano di un accompagnamento individuale.

Volendo fare un esempio, l’alfabetizzazione finanziaria può spiegare alle persone come funzioni il sistema pensionistico e quali siano i requisiti per beneficiarne, quali siano i propri diritti e così via. Ma di fatto, come spesso accade, ogni individuo ha bisogno di una consulenza personalizzata, grazie alla quale potrà scoprire

  • se nel suo caso specifico può andare in pensione
  • se no, quando potrà farlo
  • se convenga o meno riscattare la laurea, ecc.

L’educazione in questo senso è una relazione individuale fra due soggettività, un percorso da svolgere insieme a un educatore abilitato e che dispone di strumenti appositi, entrando nella vita economica della persona ed elaborando le strategie migliori per affrontare le mille sfide di una vita.

L’educazione finanziaria però non è nemmeno esclusivamente dedicata alla “finanza” perché le sfide dell’esistenza di chiunque non sono tutte squisitamente finanziarie.

La nostra vita parte innanzitutto da come spendiamo il denaro, dal quando lo spendiamo e da quanto ne spendiamo. E l’educazione al consumo è una delle basi che ci aiuta a non dissipare energie economiche.

C’è poi il tema dei debiti:

  • Siamo indebitati?
  • Quando conviene indebitarsi?
  • Come stiamo gestendo (o subendo) i nostri debiti, siano essi mutui o prestiti personali?

Parte da qui il viaggio nella protezione.

  • Siamo resilienti rispetto agli imprevisti?
  • Se succede qualcosa di inaspettato, non desiderato o drammatico, noi e la nostra famiglia siamo in grado di far fronte a tutto ciò?
  • Che cosa succederà quando finiremo di lavorare?
  • E se finiremo di lavorare prima di andare in pensione?
  • Quando smetteremo di lavorare i figli saranno ancora a casa nostra o vivranno già per conto loro?
  • Avremo delle spese sanitarie per i genitori diventati anziani?
  • I mutui stipulati saranno terminati o avremo ancora delle rate da saldare?

C’è poi il tema degli investimenti che non sono un fine ma sono un mezzo per raggiungere obiettivi di vita per realizzare i progetti.

Questo è un altro tema molto rilevante perché l’educazione finanziaria effettiva prevede una progettazione che metta insieme i desideri delle persone, i vincoli oggettivi, i timori soggettivi e le competenze di un educatore per decidere insieme che cosa fare.

In quali ambiti opera l’educazione finanziaria? Banalmente tutti quelli nei quali il cittadino passa la sua quotidianità.

C’è ad esempio di educazione alla cittadinanza che di solito viene fatta con le pubbliche amministrazioni.

C’è anche quella svolta nei luoghi di lavoro, una grande nuova sfida del welfare aziendale perché gli sportelli di educazione finanziaria aiutano sia i lavoratori ad acquisire stabilità e conseguentemente serenità.

L’alternativa, infatti, è quella di un dipendente preoccupato da continui pensieri che porta con sé al lavoro, ad esempio legati a problematiche economiche complicate che lo aspettano a casa, distraendolo e facendo sì non possa dare il meglio di sé in ambito lavorativo.