Euroansa Storie – Rapporto tra Mediatore del Credito e Istituti Bancari

Il rapporto tra la mediazione creditizia e le banche storicamente ha avuto due vite.

La prima è quella precedente al Dlgs 141/2010, entrato in vigore nel 2012, dunque alla nascita della figura del mediatore creditizio organizzato in società di mediazione, sottoposte a loro volta ad un regime di regolamentazione con caratteristiche molto stringenti e norme di vigilanza dei propri collaboratori.

Un altro mondo rispetto al passato, quando per svolgere l’attività di mediatore creditizio bastava iscriversi all’Ufficio Italiano Cambi ed avere un diploma, senza che vi fossero sostanzialmente controlli.

La seconda vita è invece quella successiva allo spartiacque della 141, che oggi mostra dei frutti importanti anche alla luce del panorama economico attuale.

Il perché è presto detto: in un mercato come quello attuale, dove i tassi sono molto bassi e conseguentemente da parte delle banche il guadagno sulle pratiche svolte è veramente basso, è evidente come la qualità del credito diventi l’elemento determinante per tutte le parti in causa, ivi inclusa la banca stessa.

Una banca è soddisfatta se una società di mediazione presenta nuovi clienti ma è altrettanto soddisfatta se tali clienti non vanno in default. In quest’ultimo caso, infatti, vi sarebbero serie ripercussioni sul bilancio della banca stessa.

Un bravo mediatore creditizio dunque ottiene solo benefici a presentare alla banca pratiche di qualità, con clienti paganti, ed è per questo che negli anni si è dotato di sistemi autonomi antifrode.

Quasi tutte le società di mediazione utilizzano questi sistemi, che si dimostrano peraltro molto efficaci. Genio Diligence ad oggi risulta essere una società all’avanguardia ed a più alto tasso di specializzazione sul mercato ed è per questo che Euroansa si affida ad essa.

Le strutture di intelligence di Genio Diligence sono in grado di analizzare qualsiasi documento, sia dal punto di vista formale che sostanziale, così da accertarne la correttezza, la validità e la conformità dei contenuti. Verificare la documentazione che viene portata in banca, in maniera del tutto autonoma e del tutto terza rispetto al mediatore, fa sì che il rischio operativo per la banca stessa venga quasi azzerato perché non è più possibile portare in banca documenti contraffatti.

Va da sé che con un rischio operativo più basso c’è un rischio default delle pratiche altrettanto basso.

È per questo che le pratiche portate dal mondo della mediazione oggi si evolvono meglio delle pratiche portate direttamente. Questo fa sì che molti istituti di credito, come per esempio Gruppo Mediobanca e Che Banca, si avvalgono della vendita del prodotto mutui sostanzialmente solo di reti terze, con la clientela diretta spontanea che rappresenta una percentuale più bassa rispetto alla clientela portata dal mediatore creditizio.

Oltre a Che Banca e Mediobanca, anche istituti bancari che hanno una valenza sistemica nel settore, come per esempio Crédit Agricole, mostrano percentuali importanti (circa il 60% sul totale) di mutui intermediati da reti terze e quindi da soggetti che portano a costi variabili nuovi mutui.

La seconda vita del rapporto tra mediazione creditizia e banche è dunque caratterizzata da una grande qualità di portafoglio legata ai sistemi di controllo della pratica prima che essa approdi in banca, con il ruolo del mediatore che assume una valenza fondamentale.

È ovvio come dietro tale fiducia da parte degli istituti bancari vi sia una buona reputazione acquisita nel tempo da parte dei mediatori creditizi, basata fattivamente sulla qualità delle pratiche presentate. È per questo che al netto del costo per il mediatore creditizio, l’utilizzo di sistemi antifrode garantisce di migliorare enormemente la qualità dei clienti e conseguentemente rinsaldare continuamente il rapporto con gli istituti bancari.