Il mediatore creditizio in epoca COVID
“Esclusione da rapporti e contatti per lo più motivata da ragioni di sicurezza e di incompatibilità”, questa è la definizione della parola isolamento. Perché lo so? Ho avuto il covid. Per chi è stato fortunato come me, in assenza di sintomi severi, la vera esperienza “innovativa” che questa infezione porta con se è l’isolamento.
In genere per cercare il significato di un termine si apre una pagina di Google, si digita la parola ed ecco che il primo risultato è la definizione della stessa, nel caso della parola “isolamento” no… non vale! Escono milioni di risultati che parlano della reclusione da covid, come se anche la parola stessa avesse perso la sua dignità di scelta umana, per assumere un senso solo contestualizzata all’interno della grande pandemia come allontanamento dalla società; l’ennesima dimostrazione di quanto siano cambiate le regole del gioco delle nostre vite nell’ultimo anno.
La prima regola del gioco dell’isolamento è : mettere ordine tra le reali necessità.
La seconda regola del gioco : riuscire a stabilire un rapporto di fiducia attraverso un apparecchio telefonico.
In quei giorni, le mie necessità primarie sono state la ricerca di un po’ di serenità e la comprensione di come, se e quando sarei potuta tornare ad una vita sociale. Per soddisfare la prima ho concordato con il mio medico una telefonata o uno scambio di whatsapp quotidiano, compiacendomi di aver avuto la fortuna e l’intuizione di scegliere una professionista presente, competente e appassionata. Invece, per capire cosa ne sarebbe stato del mio tempo e della mia libertà sono entrata in contatto con la grande macchina organizzativa dell’azienda sanitaria e qui ho capito che, in alcuni importanti momenti della vita, tutto può dipendere da chi ti risponde al telefono. Dopo venti giorni di isolamento e riflessione, ho potuto riprendere la mia attività lavorativa di consulente del credito con qualche consapevolezza in più.
Ho deciso che da quella esperienza avrei voluto imparare ad essere, per i miei clienti e collaboratori, quella persona che può mandarti il “certificato di fine quarantena” con due ore di anticipo, e decide di farlo. Che è in grado di rivedere le priorità al cambiare delle condizioni esterne. Che è in grado di mantenere un rapporto da remoto con il cliente, senza fargli mancare la vicinanza di cui ha bisogno nella risoluzione dei suoi problemi quotidiani. Le esigenze delle persone, nell’era post-covid alla quale ci stiamo affacciando, probabilmente rimarranno le stesse con maggiore attenzione ai beni rifugio, prima tra tutte la casa, ma è indubbiamente cambiato il modo di fare scelte e di muoversi di ciascuno di noi. In questo momento muoversi è percepito come pericoloso ed è vissuto come un’esperienza faticosa; la stessa cosa vale nell’interagire con le altre persone.
File interminabili, distanziamento, un passo indietro mentre ci si incrocia per strada, che fa male dentro, poi viene razionalizzato ed accettato come necessario, fino a diventare un gesto di rispetto e d’affetto. La pandemia ha costretto al cambiamento le persone di ogni professione e back-ground, premiando alcune caratteristiche dove fossero già presenti e penalizzandone altre; così la flessibilità di orari e ambiti lavorativi, l’inclinazione al problem solving in contesti complessi e la competenza trasversale sulla gran parte dei prodotti che offre il mercato in un determinato settore sono diventate armi vincenti, che il mediatore creditizio allena da sempre.
Ci ritroviamo ad essere già, il professionista del futuro.
Quello abituato a lavorare con il cellulare acceso il sabato e la domenica, che deve performare meglio del mercato per fare percepire il proprio valore, che media tra il cliente e la banca con la capacità e la competenza per sostenere le esigenze della persona, della famiglia e dell’impresa tra le rigidità di strutture complesse e alle volte obsolete come quelle del mondo bancario.
Ora mi verrebbe da pensare che il mediatore creditizio possa avere un vantaggio competitivo in questo nuovo mondo. Sarà un vantaggio reale e condiviso con la persona, la famiglia e l’impresa che sceglierà di affidarsi ad un consulente del credito che con etica e professionalità deciderà di mandargli quel “certificato di fine quarantena”, con due ore di anticipo.