L’importanza del personal branding per un mediatore creditizio

Personal Brand - L'importanza per un mediatore creditizio di una buona reputazione

Tutti conoscono l’importanza di una figura come quella del mediatore creditizio.

Tutti quelli che in passato si sono avvalsi della sua professionalità, perlomeno.

Rivolgersi ad un mediatore creditizio infatti non rientra ancora nell’immaginario comune come una priorità per l’acquisto di una casa o per un finanziamento alla propria impresa. Agli occhi di molti è una spesa accessoria non indispensabile, essendo abituati da decenni a seguire l’iter classico del giro di qualche banca alla ricerca di un mutuo con un buon tasso (o, in molti casi, nella speranza che qualcuna lo eroghi, a fronte di condizioni non ottimali). Alla fine, forse, il mutuo verrà erogato, senza che la persona abbia contezza ad esempio di aver strapagato la polizza assicurativa ad esso legata.

In senso lato il mediatore del credito è un po’ come un architetto o un wedding planner: una figura apparentemente superflua e costosa ma, a posteriori, chi ne usufruisce dichiara che non ne avrebbe potuto fare a meno, avendo ottenuto soluzioni che incontrassero i propri bisogni effettivi, evitando perdite di tempo, stress con le parti in causa, intoppi apparentemente irrisolvibili e via dicendo.

Va da sé che chi non si è già avvalso di una consulenza, una volta paventata tale possibilità per prima cosa si collega a internet per cercare di capirne qualcosa. La maggior parte delle persone cerca direttamente il professionista al quale dovrebbe affidarsi, con l’obiettivo di trovare conferme sulla sua utilità, affidabilità e confutare ogni dubbio prima di firmare la lettera d’incarico. Altri fanno ricerche più generali, magari su base territoriale.

Qui entra in gioco l’arsenale di comunicazione da parte del mediatore creditizio.

Questi lavora sul proprio personal branding e fa davvero di tutto per apparire al meglio agli occhi dei futuri clienti? Riesce a rispondere alle domande dei potenziali clienti prima ancora che essi gliele pongano di presenza (sempre che arrivino a farlo)?

Purtroppo, la maggior parte delle volte la risposta a tale domanda è negativa.

Spesso viene prestata ben poca attenzione al proprio personal branding. Il caso più diffuso è quello di un professionista che possiede unicamente una pagina LinkedIn e una pagina Facebook. La prima viene aggiornata molto raramente, mentre la seconda – per quanto apparentemente ricca –  spesso è di fatto una pagina personale (quella dove compaiono gli “amici”, per intenderci) e non professionale/aziendale.

Un grande errore, considerando che ciò equivale metaforicamente a ricevere i clienti a casa propria invece che in un ufficio, senza considerare il fatto che Facebook potrebbe cancellarla in qualunque momento per violazione del regolamento, che vieta pratiche professionali e commerciali nelle pagine personali. Basta una segnalazione da parte di chiunque per accelerare i tempi.

I contenuti spesso sono esclusivamente i materiali di marketing messi a disposizione della società di mediazione con la quale collabora, senza nemmeno una personalizzazione. Più di rado, appare qualche articolo di giornale con una notizia sul mondo della mediazione creditizia.

Un visitatore di tale pagina avrebbe, sì, conferma che il mediatore è chi riferisce di essere, ma non ne trarrebbe alcuna informazione in merito alla sua abilità, professionalità e, in generale, reputazione.

Ci si potrebbe affidare alle recensioni lasciate dai clienti sulla pagina Facebook (cosa possibile solo nei profili professionali), ma anche lì spesso si pecca in una cattiva gestione dei feedback, non rispondendo ad esempio ad eventuali commenti negativi che minano la reputazione, quando una corretta risposta – basata su regole specifiche ed eventualmente consigliata da un professionista del settore – può addirittura trasformare la cattiva pubblicità in un vantaggio.

Poste tali basi, come dovrebbe organizzarsi un mediatore del credito per apparire al meglio sul web?

Il primo passo è quello di disporre di un sito personale, fosse anche una mono pagina, contenente come dati essenziali la propria biografia, una o più foto reali, dati di contatto e informazioni sulla propria attività.

Tale spazio offre innumerevoli vantaggi. Tra questi:

è il vero biglietto da visita del professionista

– è uno spazio personale inviolabile in termini reputazionali (visto che i contenuti sono gestiti dal mediatore stesso, ivi inclusi i commenti lasciati dai visitatori)

– è indicizzato in ogni sua parte da Google, contrariamente alla pagina Facebook

Uno dei vantaggi più importanti resta comunque la possibilità di poter pubblicare al suo interno articoli personali, case history e commenti a notizie inerenti al mondo della mediazione creditizia.

Google, come detto, indicizza tutte queste informazioni e può mostrarle a chiunque cerchi qualcosa di analogo. Basti pensare a chi è alla ricerca di informazioni sulla fattibilità di ottenere un mutuo per l’acquisto della prima casa, a fronte di una situazione particolare che lo vede coinvolto. Cercando sul web potrebbe trovare la risposta che cercava, decidendo poi di rivolgersi allo stesso professionista che, in forma gratuita e senza apparente tornaconto personale, l’ha appena aiutato, piuttosto che ad uno completamente estraneo.

Maggiore è il numero degli articoli, maggiore è la competenza attribuita al professionista e, dunque, la sua reputazione.

E la pagina Facebook ed il profilo LinkedIn? Serviranno da cassa di risonanza per gli articoli pubblicati sul proprio sito. Invece che pubblicarli direttamente sui social network (dove Google non li “troverebbe”) in questi ultimi si pubblicherà il link all’articolo, cosicché chiunque voglia leggerlo dovrà comunque visitare il sito del mediatore creditizio, recandosi dunque presso il suo “ufficio digitale”, anticamera di un incontro in presenza e conseguentemente dell’incarico vero e proprio.

Bastano queste piccole accortezze per aumentare già nel breve periodo la qualità del proprio personal branding e auspicabilmente la propria reputazione. Qualora non si disponesse ancora di un proprio spazio web, una buona idea è quella di pubblicare in altri siti del settore, mostrando ugualmente la propria competenza. Non a caso Euroansa offre il proprio spazio Blog ai collaboratori che vogliano mettersi in luce con contributi originali.

Ciò non deve comunque essere un alibi per non intraprendere il prima possibile un serio progetto di personal branding (insieme al classico “non ho tempo”), considerando i benefici a tutto tondo che otterrebbero sia il mediatore creditizio (come reputazione) che i clienti (come aiuto ottenuto), senza dimenticare Euroansa stessa in termini di qualità dei propri collaboratori percepita all’esterno.

Autore: Massimo Cappanera

Consulente in comunicazione digitale e web marketing

Biografia dell’autore

Massimo Cappanera - Web marketing strategico per aziende. Più parecchie altre mirabolanti cose.

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