La Mediazione del Credito. Pensieri comuni e narrazione da rivalutare.
La Mediazione del Credito. Non Solo un Lavoro da Uomini.
Concetti e preconcetti sono da sempre temi presenti in ogni ambito. Questa non è di certo una novità, e volgendo lo sguardo al settore della mediazione del credito non troviamo di certo sorprese.
Prosegue con questa consapevolezza, dopo il primo articolo del 15 Gennaio, l’analisi che stiamo cercando di fare rispetto al panorama della parità di genere.
Se è vero che la professione della mediazione creditizia affonda le proprie radici in un tempo molto lontano e sopravvive fino ad oggi come una professione attuale, riconosciuta e di pregio, è vero anche che come tante altre professioni porta ancora ai nostri giorni la caratteristica di rientrare nell’immaginario comune come un lavoro prettamente maschile.
Storicamente infatti, la mediazione del credito è stata spesso associata a competenze tecniche e ad un approccio commerciale; caratteristiche che, a causa di stereotipi di genere radicati nella nostra cultura, sono state erroneamente attribuite principalmente agli uomini.
Questa percezione di massa, come è facile immaginare, non solo ha influito sulla rappresentazione generale del settore, ma inevitabilmente, come una propagazione a catena, si è riflettuta direttamente anche sul numero di candidature da parte delle donne per questo tipo di lavoro, portando così inevitabilmente ad un fenomeno di settorializzazione che seppur in via di diminuzione prosegue ormai da troppo tempo.
Ad onor del vero c’è da riportare che negli ultimi tre anni, la presenza femminile nelle reti di mediazione creditizia è cresciuta in maniera significativa, raggiungendo il 29,55% nel 2023 rispetto al 27,37% del 2020. Certamente questo incremento del 2,18% evidenzia un lento ma costante progresso verso una maggiore partecipazione delle donne, tuttavia, la strada è ovviamente ancora lunga.
Provando ad analizzare la situazione con un occhio costruttivo, comunque, possiamo accorgerci che se permangono ostacoli legati ai ruoli di cura e alla conciliazione lavoro-famiglia, legati all’operatività delle donne stesse per questioni molto spesso strettamente organizzative, possiamo di certo sperare ed adoperarci perché le cose possano cambiare, passando per un supporto ed una vicinanza attiva delle aziende nei confronti delle donne stesse.
Proprio così arriviamo a quello che in Euroansa ci si propone di fare. Partire da un atteggiamento di vicinanza che non si manifesti soltanto nelle giornate canoniche, ma che venga adoperato giorno dopo giorno, con fatti concreti e tangibili. Credendo che la diversità di genere sia una risorsa, in Euroansa promuoviamo attivamente un ambiente di lavoro inclusivo dove chiunque, indipendentemente dal genere, possa sviluppare il proprio potenziale.
Vogliamo incoraggiare sempre più donne a candidarsi per ruoli nella mediazione del credito, consapevoli che la loro presenza e il loro contributo possano arricchire il settore e migliorare le esperienze dei nostri clienti.
Ad avvalorare la nostra tesi troviamo, ed intendiamo metterlo qui in evidenza, un recente studio condotto da Gallup, che mette appunto nero su bianco come il 56% dei consumatori dichiara di preferire aziende impegnate attivamente nella parità di genere.
Questo dato, evidenzia appunto un cambiamento significativo nelle aspettative della clientela, che non cerca solo competenza e professionalità, ma anche un impegno etico e sociale da parte delle aziende con cui interagisce.
L’intenzione sedimentata da tempo di Euroansa si traduce quindi in un vantaggio competitivo per le realtà che abbracciano la diversità e promuovono l’inclusione, sia all’interno che all’esterno della propria organizzazione.
La mediazione del credito non è una questione di genere, ma di talento, passione e impegno. È tempo di superare i pregiudizi e costruire un futuro più equo, sia nel nostro settore che nella società in generale. Perché una cultura aziendale inclusiva non solo è giusta, ma è anche ciò che i clienti si aspettano e meritano.