Mutui, si apre la fase della calma. Cosa cambia dopo la decisione della Bce
La riunione della Banca Centrale Europea dell’11 settembre 2025 si è chiusa senza sorprese: dopo un anno di tagli consecutivi, i tassi restano fermi. Il Consiglio direttivo guidato da Christine Lagarde ha scelto la via della prudenza, confermando il tasso sui depositi al 2,00%, quello sulle operazioni di rifinanziamento principali al 2,15% e quello sulle operazioni marginali al 2,40%.
La decisione arriva al termine di un ciclo intenso. Dal giugno 2024 al giugno 2025, Francoforte ha ridotto il costo del denaro otto volte di fila, dopo aver superato la soglia del 4% nel 2023. Una discesa rapida che ha già inciso su famiglie, imprese e mercati. Ora, però, la Bce preferisce fermarsi e osservare.
Due numeri spiegano la scelta: inflazione e crescita. L’inflazione nell’Eurozona si aggira intorno al 2%, in linea con l’obiettivo fissato dalla Bce. Le proiezioni parlano di un 2,1% nel 2025, destinato a scendere sotto il 2% negli anni successivi. L’economia mostra una discreta tenuta: il Pil dell’area euro crescerà dell’1,2% nel 2025, un dato modesto ma migliore delle previsioni di stagnazione.
A spingere sulla prudenza ci sono anche i fattori esterni. L’accordo commerciale Ue-Usa sui dazi ha ridotto parte delle incertezze, ma restano aperti fronti critici: possibili nuove barriere commerciali, tensioni geopolitiche in Ucraina e Medio Oriente e gli strascichi della crisi politica francese. Un quadro delicato che ha portato al congelamento provvisorio.
I mercati avevano previsto questa mossa. Borse e titoli di Stato non hanno reagito, spread e rendimenti sono rimasti stabili. Più significativo il segnale dai tassi di lungo termine, con l’Irs a 10 anni risalito verso il 2,7%. Un chiaro indizio che i mercati non si aspettano nuovi tagli imminenti e che ci stiamo avvicinando a un punto di equilibrio.
Cosa significa tutto ciò per i mutui? Buone notizie per chi ha un variabile: le rate non aumentano. L’Euribor resterà poco sopra il 2%. Per chi valuta un fisso, il riferimento sono gli Irs, oggi stabili al 2,6-2,7%. In pratica, i mutui fissi hanno Tan compresi tra il 2,5% e il 4%, a seconda di durata e profilo cliente.
Per le famiglie italiane la parola chiave è “stabilità”. Dopo due anni di scossoni e montagne russe, è possibile tornare a pianificare con maggiore serenità. Chi ha un variabile sa che la rata non schizzerà all’improvviso, mentre chi deve accendere un mutuo trova offerte più prevedibili, senza il rischio di stravolgimenti da un mese all’altro.
Per i professionisti del credito si apre uno scenario di consulenza qualificata. La stabilità permette valutazioni più ragionate nella scelta tra fisso e variabile, l’esplorazione di soluzioni ibride come i mutui con cap o prodotti agevolati e la possibilità di rinegoziare o surrogare vecchi mutui meno convenienti. Tutti ambiti in cui i consulenti Euroansa restano un punto di riferimento, analizzando i dati, confrontando le offerte e accompagnando famiglie e imprese verso la scelta più adatta.