Quattro chiacchiere con… Mario Monzo

Nato nel 1972, il percorso professionale di Mario Monzo è un esempio di visione strategica e profonda competenza internazionale. Laureato in Scienze Politiche a Firenze e con un Master in Business Administration (MBA) alla Bocconi di Milano, la sua carriera è iniziata a Parigi, nella società di import-export Socosid SA. 

Successivamente, ha maturato un’importante esperienza internazionale nel controllo di gestione presso la multinazionale chimica tedesca BASF, lavorando tra la Germania e Milano. Questa competenza strategica e finanziaria è stata cruciale quando ha deciso di co-fondare, in qualità di socio, quella che oggi è Euroansa. Da quel momento ha contribuito in modo determinante alla crescita dell’azienda, in cui oggi ricopre il ruolo di Direttore Generale.

Partiamo dall’inizio: avevi una carriera già avviata in un contesto internazionale. Cosa ti ha spinto a lasciare quel percorso per abbracciare l’ambizioso progetto di Euroansa?

La decisione è stata un misto di sentimento e sana irrazionalità. Lasciare una posizione da dipendente in una multinazionale come BASF, con un’ottima busta paga e una carriera tracciata, significa rinunciare a un percorso prestabilito che, pur essendo stimolante, corre su binari fissi. 

Quello che mi ha mosso, oltre alla profonda stima che riponevo in Ansano, era la possibilità di essere padrone del mio destino. Volevo creare qualcosa che rispecchiasse la mia visione e che mi permettesse di vedere un risultato diretto e misurabile delle mie azioni. In pratica, essere io a decidere il valore del mio lavoro e porre le basi per un progetto importante, un’azienda che nasceva dal nulla e che avrei potuto impostare secondo le mie idee. A tutto questo, va sicuramente aggiunta una buona dose di follia!

Credo che nella vita sia fondamentale riconoscere istintivamente il proprio potenziale e seguire ciò che pensi possa renderti più felice in base alla persona che vuoi essere. Abbracciare il progetto Euroansa era un salto nel buio, ma era anche un’opportunità molto più stimolante e, soprattutto, più vicina a quello che aspiravo a diventare.

Passando al tuo ruolo quotidiano di Direttore Generale: con così tante responsabilità, dalla strategia finanziaria alla gestione della rete, quali sono le priorità operative assolute che guidano le tue decisioni ogni giorno in Euroansa? Come riesci a bilanciare l’esigenza di innovare con la necessità di mantenere la stabilità e l’efficienza operative?

La prerogativa in Euroansa, che sposo appieno, è che le persone stiano bene. Non parlo solo di efficienza lavorativa o operativa, ma soprattutto di benessere umano. Tutti coloro che lavorano con noi devono essere felici di stare in azienda e orgogliosi del proprio contributo. Tutto ciò che ideiamo, come i sistemi operativi, i progetti, persino il modo in cui gestiamo l’organizzazione, è legato a questo principio: fare stare bene le persone. 

Chiunque lavori con noi sa che, se ha un problema o un momento di difficoltà, noi ci siamo. Quando qualcuno entra in Euroansa, deve trovare un ambiente in cui si senta  sereno, libero di sbagliare e di chiedere supporto. Questo atteggiamento positivo e l’organizzazione sono il cuore pulsante dell’azienda.

Per quanto riguarda il bilanciamento tra innovazione e stabilità, ti svelo come funziona il nostro processo decisionale tra noi quattro soci, che lavoriamo insieme da vent’anni: Ansano ha un’idea molto innovativa, e io, per natura e ruolo, mi oppongo inizialmente. 

Questo crea una discussione costruttiva con Luca e Olivia, che non si ferma all’entusiasmo iniziale ma porta a sviscerare tutti gli aspetti pratici e i rischi. Da lì, lavoriamo tutti insieme per “scaricare a terra” quell’idea, trasformandola da intuizione a progetto concreto, stabile ed efficiente. È da questa sinergia che nascono le nostre migliori innovazioni.

Ripensando al percorso di Euroansa, qual è il momento o il risultato che ti rende più orgoglioso del lavoro fatto finora? E, guardando avanti, come immagini l’azienda evolvere nei prossimi anni?

Il momento a cui sono più legato è senza dubbio il periodo della crisi del debito in Italia, quando le banche avevano poca liquidità e l’accesso al credito era estremamente complicato. 

In quel frangente, noi soci abbiamo agito con grande responsabilità. Un vero imprenditore non guadagna solo quando le cose vanno bene. Al contrario, è quando vanno male che deve dimostrare responsabilità investendo nell’azienda. Lo abbiamo fatto perché credevamo ciecamente nel progetto e, soprattutto, credevamo nelle persone che lavoravano con noi. 

Quel periodo è stato determinante: ci ha unito ancora di più e ci ha aiutato a conoscerci meglio. È nei momenti difficili che emerge la vera natura delle persone, e lì abbiamo capito che avevamo la solidità per fare qualcosa di veramente importante.

Quanto al futuro dell’azienda, ho aspettative decisamente rosee. Basta osservare il cambiamento sostanziale del mercato. Fino a pochi anni fa, la mediazione creditizia pesava meno del 20% sui mutui erogati in Italia. Oggi, per alcuni istituti bancari, questa percentuale è raddoppiata. Con le banche che chiudono le filiali e il personale che sempre più raramente fornisce consulenza specifica, il nostro ruolo diventa determinante, perché gli istituti di credito si affideranno sempre di più a reti specializzate e certificate come quella di Euroansa.

Chiaramente, per affrontare questa crescita, le società di mediazione devono avere dimensioni importanti. Se guardiamo al mercato anglosassone, le società più grandi fatturano 500 milioni di euro. Noi, quest’anno, arriveremo a 80 milioni, ma l’obiettivo è quello. E lo raggiungeremo, perché il mercato sta andando in quella direzione. L’unica condizione per arrivarci è continuare a studiare e innovare.

Autore: Marco Costa

Ufficio HR Euroansa

Biografia dell’autore

Massimo Cappanera Consulente in comunicazione digitale e web marketing

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